Consacrarsi alla povertà

Riportiamo alcuni passaggi di una riflessione sulla vita consacrata, scritta da suor Silvia Benedetta della Casa della Carità in occasione della sua Professione perpetua.
 

La consacrazione ci richiama al fatto che il desiderio di rendere sacra, cioè consacrare, la propria vita è insito nell’uomo e nella donna: la nostra vita, solo umana, non ci basta.
Forse però il riflettere sulla consacrazione ci fa pensare a pochi prescelti che innalzano di qualche gradino la loro vita o a qualcuno che supera se stesso in un atto eroico di rinuncia e abnegazione.
Penso però che osservando come Dio si è mosso per entrare nella nostra storia e renderla sacra, ci possa aiutare a rintracciare una via “chiara” per capire anche quale deve essere il nostro percorso, cosa voglia dire per noi consacrarci.Foto di suor Silvia Benedetta
Per rendere sacra la nostra umanità, Dio si è fatto uomo, ha immesso il divino nella precarietà della nostra esistenza umana, ha fatto suo il nostro modo di soffrire, di gioire, di sentire. Ha tenuto dentro di sé e ha “compatito” le nostre sofferenze, le nostre rabbie, la nostra delusione davanti alle sconfitte e ai limiti della nostra natura.
Mi sembra quindi che render sacra la nostra esistenza voglia dire rimanere a livello di Dio, rimanere al livello della nostra fragilità umana, del corpo e dello spirito, rimanere al livello della fragilità delle nostre relazioni che portano in sé il desiderio della pienezza ma continuamente si incrinano.
Ciò ch mi chiede Dio è di essere fino in fondo quello che sono, cioè creatura amata da Dio, amata proprio con tutti i suoi limiti, i suoi errori e le sue potenzialità.
È vero che la consacrazione è una consegna della nostra vita al Signore e ai fratelli, ma penso che sia una consegna perché la nostra vita ci venga riconsegnata nella sua verità: Dio ci riconsegna a noi stessi liberati, non attraverso uno sforzo nostro, ma attraverso un’alleanza. Consacrazione vuol dire lasciare emergere la nostra povertà perché è lì che Dio ha trovato il suo angolo più comodo.
Lì lui si trova a proprio agio e solo lì lo possiamo incontrare e lasciare che la nostra vita diventi sacra, storia di salvezza per noi e magari anche per altri.

 

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